curiosità stroriche padovane  1°

IL RUZZANTE

Angelo Beolco detto il Ruzzante nacque a Padova nel 1502 nella casa di fronte alla chiesa di S. Daniele, ora palazzo Da Zara. Era figlio illegittimo di un dottore Gian Francesco Beolco di nobile famiglia lombarda stabilitasi a Padova fin dal 1400. Morto il padre, Angelo si trovo nella più squallida miseria, perché tutto ereditarono i figli legittimi ed egli ebbe solo 25 ducati. Per vivere s'ingegno prendendo in affitto della terra ed amministrando quella degli altri.

II nobile AIvise Cornaro che conobbe la sua intelligenza gli affidò l'amministrazione di alcune sue terre e lo tenne ad abitare presso di se nel suo palazzo vicino al Santo (ora Via Melchiorre Cesarotti). Costretto il nostro Beolco a vivere in continui rapporti coi contadini, che parlavano ancora il puro padovano antico, ne conobbe a fondo il linguaggio, i costumi e le virtù e dato il suo naturale genio per la comicità, si .accorse del grande utile che ne poteva ricavare.

Mescolato tra la folla dei contadini nei mercati e nelle feste, vestito egli pure da contadino, andava con essi cantando e di carnevale improvvisava mascherate di stile campagnolo. Quel]e mascherate le conduceva anche per le vie di Padova, dove piacevano tanto che talvolta causa la gran folla faticava a girare lui e i suoi compagni. Un bel giorno si dicesi a scrivere commedie nel rustico dialetto, e recitando egli stesso divenne da fattore di campagna autore comico e commediante. Solo cinque commedie ci rimangono di lui intitolate: la «Moschetta », la «Fiorina », l'« A nconitana », la «Piovana», e la «Vaccaria». Sono commedie gaie, spontanee, che fanno ridere schiettamente, ma che fatichiamo oggi a comprendere, essendo il nostro dialetto divenuto assai diverso, perché causa la conquista della città fatta dalla Repubblica Veneta nel 1405 il dialetto cittadino cambio a poco a poco venendo ad assomigliare al veneziano, rimanendo quasi intatto quello del contado. Riportiamo qui alcune frasi della commedia l'« Anconitana », dialogo fra il padrone Ser Tomaso ed il servo Ruzzante che dovevano partire con una donna ed una serva loro amanti. II servitore entra in scena carico di oggetti che occorrono al vecchio per la notte ma ne aveva rotti parecchi e perciò sollecitava il padrone a partite onde non se ne accorgesse:

-Tom. :Hastu gni cosa? 
Ruzz.: Messier si" camine pur via.
-Tom.: Hastu i zoccoli fratoni? 
-Ruzz.: Messier Sl" camine, a he ogni consa, camine. 
-Tom.: Hastu la mia bareta da note? 
-Ruzz.: Messer si, cancabaro (eanchero) aile barete, carnine che Ie azonzan (raggiungiamo) eamine, carnine, anagom (anr diamo) de chi, que l'e pi curta. E Del prologo della «Piovana» dice: Nove smaravegie negiLn de vit, se a sentire favelare de una lengua que no sea Fiorentinesea; perque a nohe vogiu muar la me loquella co ne• gun'altra; que a stimo eosi ben poerve agorarel sanite e dinari e zuogia e legrezza co la me lengua Pavana grossa, come favare un altro co una lengua moschetta /ina. In una delle tante lettere che scrisse a «Bonsegnor lo Sgardenale» (Monsignor Cardinale Cornaro) dice: «que per magnare non sipia peeco de gola quando se magna, pur ch'el sipia bon, se ben• tali el no s'ha fame, perque i mie viecchi dise, che quel che sa bon fa bon pro, fazando bon pro el fa sanite, stago sani se vive, vivando asse el se vien vieechi, vegnando vieechi se fa del ben, fazando ben se vii in paraiso ».

Quasi un secolo dopo la morte di Ruzzante il grande Galileo Galilei, che in diciotto anni di permanenza a Padova ne conosceva il dialetto, si dilettava a leggere quelle commedie.
Ed anche ora il nome dell'allegro commediante ed autore e sempre popolare e quanta godiamo in carnevale quando vediamo girare per Padova qualche suo intelligente imitatore che vestito nel costume rustico del tempo parla quel dialetto che va scomparendo anche nel contado. Angelo Beolco mori nel 1542 a soli quarant'anni, consumato dalla sua vita sregolata dalla quale invano tento farlo ravvedere il suo protettore nobile Alvise Cornaro, il quale anche lui aveva condotta in gioventù una vita dissipata e correggendosi a tempo visse fino a novant'otto anni, lasciando scritto un celebre libro intitolato: «Della vita sobria ». II Cornaro era nato nel 1467 trentacinque anni prima del Ruzzante e mori nel 1565 ventitré anni dopo. Angelo Beolco venne sepolto nella Chiesa di S. Daniele, ove 8010 poco tempo fa venne ripristinata la lapide che era stata distrutta fin dal -1626.

La fama del Ruzzante si diffuse in tutta l'Italia ed anche all'estero. Uno scrittore francese, signor Alfredo Mortier, che tradusse nella sua lingua le geniali commedie del Beolco, dono a Padova un busto del faceto padovano, busto che ammirasi nei nostri giardini pubblici. 

II Municipio intitolo al Ruzzante la via che già si chiamava Riviera delle Albere.

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Ignazio Sommer (Merzio)